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OpenTour23

Sentinella, quanto resta della notte?

Progetto di Chiara Mecenero e Matteo Lisanti. 

Curata da Olivia Teglia

Il controllo implica una vigilanza continua il cui obiettivo è disciplinare un’attività secondo determinate direttive o convenzioni. Il controllo può essere indirizzato, tramite una serie di regolazioni dei comportamenti, ad un insieme di soggetti, oppure può essere applicato ad un soggetto individuale
come repressione dei propri istinti.
Da questa doppia accezione nasce il dialogo tra la pratica di Matteo Lisanti e Chiara Mecenero: seppur con metodologie differenti, i due artisti indagano il controllare e le sue diverse accezioni, ponendosi in stretta relazione con lo spazio espositivo.
La ricerca di Lisanti si definisce nell’analisi del contrasto tra presenza ed assenza e nelle diverse relazioni che intercorrono tra il corpo e lo spazio, inteso sia come fisico che mentale. Il controllo dello spazio gioca un ruolo fondamentale in quanto espediente in grado di generare diverse atmosfere:
modulando la percezione dello spettatore, il lavoro dell’artista induce un infestante senso di sconforto e paura. Mecenero invece, costruendo una narrazione, risignifica lo spazio come un territorio che ci definisce e che a sua volta viene definito, marcandolo. Il controllo dello spazio è inteso come luogo da proteggere, salvaguardare e tenere sott’occhio, così da poterne garantire il corretto funzionamento.
Il confronto su queste tematiche ha portato i due artisti a dialogare e sperimentare insieme generando una naturale e spontanea relazione tra i propri lavori: il tema del controllo, sviluppandosi nelle sue diverse sfumature, trova un minimo comune denominatore nell’accezione militare del termine, che assume un valore coercitivo definendo una sottomissione esercitata da una parte a discapito di un’altra. Il punto di incontro dei progetti di Mecenero e Lisanti si fonda sull’analisi del concetto di Panopticon, ideato da Jeremy Bentham, facendo riferimento al gigante della mitologia greca Argo Panoptes, che grazie ai suoi cento occhi era considerato un perfetto guardiano. Dall’idea di panopticon deriva il concetto di un carcere ideale, metafora di un potere invisibile, per cui un unico sorvegliante avrebbe la capacità di osservare tutti i soggetti di un’istituzione carceraria contemporaneamente, senza che essi possano comprendere il grado di controllo esercitato su di loro. Da qui, le ricerche dei due artisti si diramano, sviluppando il tema in accordo con la propria ricerca artistica: Mecenero approfondisce il concetto di Cave Canem, locuzione latina di “attenti al cane”, che pone la figura dell’animale sia come strumento di costante sorveglianza e protezione di un territorio, sia come oggetto che non può sfuggire al controllo del suo padrone. Lisanti invece, consultando una serie di interviste fatte ad alcuni ex detenuti del carcere siriano Saydnaya, compie un’indagine sull’imposizione del silenzio come strumento di ferreo controllo, al quale i prigionieri cercavano di sfuggire adattando la propria voce per creare un nuovo sistema di comunicazione basato su sussurri vicini alla soglia del non udibile.
Il risultato della collaborazione tra Chiara Mecenero e Matteo Lisanti si definisce nella creazione di un ambiente installativo in cui il lavoro dell’uno diventa estensione e risposta a quello dell’altro, e viceversa. Riflettendo sui concetti di assoggettazione al controllo e fuga da esso, si crea un’interazione tra l’elemento scultoreo di Chiara e quello sonoro di Matteo, in cui una torre di controllo posizionata al centro della stanza si attiva roteando ed esercitando il suo potere quando il suono emesso dagli speaker presenti a terra raggiunge una certa soglia di intensità. Poi, l’ordine e il silenzio vengono ristabiliti all’interno della sala, in un ciclo che si ripete inesorabilmente uguale a se stesso, lasciando lo spettatore nel dubbio di essere la vittima o il persecutore. E a chiedersi, sentinella, quanto resta della notte?

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